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Green in Progress: 3 domande a… Bruno Patierno

Il 15 ottobre, a Rimini, si terrà Green in Progress, un workshop gratuito (ad iscrizione obbligatoria) organizzato da Green Intelligence sulle principali questioni manageriali che le imprese green oriented affrontano oggi. Dalla comunicazione, alla ricerca dei fornitori, alla formazione del personale, alla certificazione di qualità IMQ… tutte le opportunità di sviluppo del settore saranno trattate da un gruppo di esperti qualificati. Le informazioni su http://www.greenintelligence.it.

Da oggi, quindi, parte una serie di interviste ai protagonisti del workshop, per capire da vicino chi sono e di cosa parleranno nel corso dell’incontro. Cominciamo con Bruno Patierno, Presidente di Simulation Intelligence, che al workshop presenterà una ricerca su “Gli italiani e i prodotti green”.

1) Qual è il tema del suo intervento?

Racconterò  i principali risultati di una ricerca che abbiamo realizzato di recente su un campione di 1.000 italiani. L’obiettivo era capire quali sono i comportamenti green ritenuti oggi più importanti dalle persone nel loro quotidiano e quali lo saranno in futuro, così da avere una percezione di cosa sia  “di valore” per gli italiani, in questo settore. La ricerca ci ha inoltre consentito di costruire una “mappa” degli italiani, suddividendoli in segmenti in relazione sia a quanto dichiarano rispetto al loro rapporto con l’ambiente sia in base a quanto effettivamente fanno. Abbiamo così individuato 5 segmenti, dai fan convinti dell’ ambiente ai totalmente refrattari, e per ciascun segmento indicato quanti sono e che caratteristiche ( sesso, età, residenza…) hanno.

Infine, la ricerca dà chiare indicazioni su quali sono le scelte delle aziende, anche in termini di comunicazione,  più apprezzate dagli utenti.
2) Perché si interessa al Green?
In realtà, sono un “convertito”! Dopo anni di indifferenza e scetticismo, anche grazie alle persone con cui lavoro, che sono sicuramente più consapevoli di me, ho capito l’importanza del tema e sto cercando anche di adeguare i miei comportamenti personali, pur se con qualche fatica (ad esempio confesso che la luce delle lampadine risparmiose spesso non mi piace, come non mi piacciono le auto a basso consumo se vanno lente…).
Dal punto di vista professionale cerco di applicare il marketing al mondo del green (il che per molti probabilmente rappresenta l’equivalente del diavolo che lavora per l’impero del bene).
3) Ci racconti una case history che giudica significativa, per questo settore.
Risposta facile: Ecoshow, il summit in diretta web a cui partecipano Premi Nobel, personaggi dell’arte e dello spettacolo, scienziati, imprenditori green, creato per divulgare la cultura dell’ambiente. Un evento che ha avuto già una forte risonanza anno per anno e su cui continuiamo a lavorare per renderlo ancora più visibile e quindi efficace.

Responsabilità sociale e ambientale, un asset per il settore moda

moda verdeLa Corporate Social Responsibility (CSR) sta diventando un elemento sempre più spendibile a livello di marketing. Lo sanno bene le grandi case di moda, sempre più impegnate sul tema della responsabilità sociale e ambientale.
Ne è un esempio la presenza di Gucci a Rio+20: la casa di moda ha portato la sua testimonianza in un intervento intitolato “Changing the world through fashion”, dove si è parlato dell’apporto che il comparto moda e abbigliamento può offrire allo sviluppo sostenibile.
Sono sempre di più quindi i brand con un occhio di riguardo alla sostenibilità. E crescono le iniziative che abbinano glamour, moda e valori. Come il Green Carpet Challenge, che coinvolge le celebrities più gettonate del mondo del cinema in una sfilata di abiti di grandi firme in occasione degli eventi più visibili dello star system.

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